Una lezione multimediale è generalmente allestita con mezzi e modalità differenti da uno spettacolo teatrale. La lezione multimediale concede la possibilità di raggiungere in tempo reale soggetti dislocati in spazi diversi, o quanto meno predisposti alla fruizione di strumenti comunicativi che in sé hanno tale potenzialità. Il teatro, invece, vive l’unicità di uno spazio attraversato da una moltitudine raccolta e vicina: gomito a gomito, respiri racchiusi nel medesimo involucro, corpi orientati verso altri corpi, non necessariamente prossimi alla fruizione di mezzi tecnologicamente avanzati. Il teatro trova fondamento in un irripetibile corpo in vita, i media di massa nella riproducibilità. Eppure, una ragione ci sarà stata per definire la performance pasoliniana lezione multimediale, pur palesando nei fatti uno spettacolo teatrale, scarno ed essenziale. Certo, non la derivazione scolastica, la produzione integrata scuola –territorio: Liceo «A. Rosmini» – Comune di Palma Campania, né un’improbabile boria professorale dei curatori, hanno determinato l’intitolazione. Piuttosto, la lectio, la scelta, di recuperare frammenti di memoria dall’opera pasoliniana per proiettarli verso il futuro, porgendoli ad un pubblico giovanissimo, alla sua riflessione, ai suoi progetti, ai modi di vedersi nell’avvenire. Ovvio, quindi, pensare ad una forma narrativa per presentare gli argomenti, prima divisi, selezionati dall’originario contesto, e poi uniti seguendo il filo rosso lasciato dal poeta. Artista di confine si sarebbe detto oggi, atto a confrontare e coniugare diversi linguaggi mediatici, ma anche uomo sui confini sociali.
Su un palcoscenico spoglio, solo qualche strumento musicale crea attrito alle entrate e alle uscite degli attori, amplifica la loro carica drammatica, il narratore tesse la tela ordendo testimonianze pasoliniane: ora poesia, ora invettiva giornalistica, ora letteratura teatrale, e le fa risuonare a «trama» doppia oltre la ribalta. Da un lato, il racconto recupera l’accaduto, manifestando la propria capacità di esprimere resistenza, indomito desiderare verità contro banalità; dall’altro, dissolve il suo presente in un’attesa che è al contempo speranza e designazione. L’urlo finale afferma: «Pasolini maledetto ti amerò».
Se l’ombra della morte estende, come pensava Pasolini, le sue ali a dare senso alla vita, ciò riguarda non solo gli eventi conclusi dall’estremo sigillo. L’ultimo respiro lascia in eredità nuovi germogli per altre ri–generazioni. Al seme che muore fa eco la pianta che nasce. Non a caso, in un vorticoso movimento circolare, sul palcoscenico ritorna il processo al potere oscuramente avvitato su se stesso, vuoto sotto la maschera. L’aporia irrisolta celebra la vita della pazza Cassandra, la mannaia precipitata sul presente da una furiosa preveggenza. Altrimenti non poteva essere, considerando che la poesia è essenzialmente un modo di vivere piuttosto che un comporre versi. La poesia bacia chi ammanta la propria vita di poesia, attinge a modi imperituri. Come il teatro, d’altro canto, antico alveo di civiltà, da fieri paladini specchiato nella fenice, leggendario uccello d’Arabia che si costruiva ogni cinquecento anni un rogo, per ardervi e poi risorgere. Argini: la poesia, il teatro, qualsiasi forma d’arte creativamente intesa (Pasolini le aveva sperimentate un po’ tutte), al Thanatos individuale e collettivo, sociale e politico. Bene lo ha insegnato Brecht colla sua lezione, la cui radice didattica, mondata da tentazioni didascaliche, ha guidato gli interrogativi aperti. Sequenze cinematografiche stranianti, canzoni, montate parallelamente alle riflessioni, alle denunce, all’accorato disincanto, corrono spedite agli insoluti perché? Non ultimo quello terribile, ombra tra le ombre, colmo di silenzi fragorosi, riguardo l’assassinio del poeta. Ma, soprattutto, a scena vuota, insiste la domanda su quante volte bisogna morire per essere ascoltati. Dubbio tragico, considerato che muoiono i poeti ma non muore la poesia.
*Clemente Napolitano, La fenice e il Thanatos, “Annuario Liceo Classico «A. Rosmini»”, Palma Campania, 2007, n° 7.